Cold Lonely Death, di Shota Ito e Hajime Inoryu edito da Panini Comics dal 18 gennaio al prezzo di 7.00€ , viene definito nella sinossi come un “thriller mozzafiato” ed, effettivamente, la natura thriller viene accompagnata costantemente da quel velo di mistero che si cela dietro l’efferato omicidio e che, scena dopo scena, rivela delle sorprese da lasciare di stucco.
L’arco narrativo vede lo sviluppo di quella che apparentemente, per l’ispettore Jin Saeki, sembrerebbe una chiamata per furto con scasso. Tuttavia, dopo poche pagine già veniamo catapultati in quello che è il primo, vero e pesante pilastro di quella che sarà la trama principale. L’omicidio di diversi bambini scomparsi, uccisi dalla fame e in una buia prigione che li tiene lontani dal mondo. Questo evento è origine di una serie concatenata di colpi di scena, che culminano, alla fine, in un picco piuttosto inaspettato.
Dal tratto grafico eccezionale, in alcuni casi quasi realistico, gli autori sono riusciti a trasferire lo stato di nausea e di nervosismo dei diversi protagonisti. Nonché quello della tranquillità e semplicità di gesti comuni. Si, perché il manga sembra voler sottoscrivere, in maniera molto netta, quanto la gente possa avere dietro di sè episodi oscuri e personali, traumatici quasi. Fatto sta che quanto intuiremo e scopriremo, almeno nel primo volume, sulla vita del protagonista – con salti nemmeno troppo brevi, nel suo passato e permanenze piuttosto inquietanti nel presente – basteranno a farci guidare da una necessaria sete di conoscenza.
Tutto il contesto, paradossalmente, si genera da una figura mai veramente presente, tutt’altro. Totalmente, o quasi, assente, riesce a marchiare il primo volume con i soli racconti che si hanno dai vari personaggi. Ottima, dunque, la creazione della suspance e il ritmo con cui alcuni elementi vengono rivelato.