65: Fuga dalla Terra, film diretto da Scott Beck e Bryan Woods, prodotto da Sony Pictures e distribuito da Warner Bros. Entertainment Italia, proietta nelle nostre menti una simbiosi tra società tecnologicamente avanzata e il Cretaceo, riportandoci a 65 milioni di anni fa.
Trama
Senza troppi giri di parole, la trama viene immediatamente descritta dal primo, apparente e toccante flashback, nel quale il protagonista Mills – Adam Driver – convince la moglie Alya – Nika King – a farlo partecipare ad una spedizione spaziale esplorativa come pilota. Questa missione, a lungo raggio e della durata di due anni, avrebbe permesso di pagare le cure della figlia, afflitta da un male non descritto, la cui natura non ha nessuna importanza ai fini dell’evoluzione della trama stessa. Durante questo viaggio, sempre molto direttamente e senza troppi giri, l’astronave viene investita da uno sciame meteoritico non documentato che la costringe ad un atterraggio d’emergenza su un altro pianeta, abitabile. Da subito, lo spettatore viene a sapere che il protagonista, insieme ad un’altra sopravvissuta, si trova sulla Terra ma 65 milioni di anni fa. Da qui la descrizione della trama viene meno, la regola No Spoiler vige sovrana.
Struttura
La pellicola ci trasferisce immediatamente nell’immaginario di una società avanzata, senza descriverne nulla, una città, la struttura sociale o altro, ma solo regalandoci delle frasi, poche in realtà, che ci permettono, come semi, di far germogliare la fantasia. Questo livello di dettaglio viene però compensato dalla realizzazione curata della narrazione principale, durante la quale vengono alternati flashback, dal pianeta natale – Somaris – che aggiornano Mills delle condizioni, tanto emotive quanto fisiche, della figlia. Questa architettura “a salti” ci permette di capire meglio lo svilupparsi della relazione padre-figlia che intercorre tra il protagonista e Koa – Ariana Greenblatt – una ragazza che, in criogenesi con i suoi genitori sulla nave, è sopravvissuta allo schianto. Proprio tra i due, anche se distanziati da una difficoltà comunicativa (in quanto lei di un altro pianeta con una lingua differente), nasce, anche qui abbastanza rapidamente, uno stretto rapporto. Paradossalmente, proprio su questo elemento si fonda la differenza tra i due personaggi, dimostrando come una differenza nel linguaggio possa essere superata. Nel contesto storico in cui veniamo immersi, il loro rapporto viene sigillato anche da diversi salvataggi di Mills nei confronti di Koa prima e viceversa poi. Diverse scene dinamiche ed intense vengono, infatti, proposte, mettendo in evidenza l’abissale paradosso tecnologia-dinosauri e contrastando quelle poche parti in cui i protagonisti godono di una situazione di tregua. Si, Mills e Koa devono combattere ogni istante per la propria sopravvivenza, in un mondo dove la legge del più forte governa ogni cosa e dove l’uomo ancora non può mettere radici. L’ascesa alla montagna, dove trovare la capsula per la possibile partenza, accompagna la costante sensazione di fuga, che termina con un’intensa scena finale.
La scelta di sviluppare frettolosamente la trama, per quanto coerente ai fini della narrativa, risulta, a volte, trasferita anche ad alcune scena che vengono risolte in maniera troppo semplicistica.
Ambientazioni
La pellicola ci permette di godere di immagini che, per quanto computerizzate, sono ben realizzate e solo raramente falliscono nell’immersione della realtà. Partendo da un’ampia visione dell’universo veniamo, rapidamente e letteralmente, ‘schiantati’ sulla superficie terrestre per poi, in fuga, trovarci sottoterra. Dopo questa lunga perdita di quota, veniamo riportati nuovamente fuori dall’atmosfera terrestre in una rapida salita che, comprimendo i tempi di sviluppo della trama, fa vivere allo spettatore il desiderio di evasione da un pianeta non ancora ospitale. Questa parabola geografica rende, paradossalmente, lineare il film, sviluppando, in effetti, ciò che da una pellicola del genere, e con un titolo del genere, ci si aspetta.
L’influenza di Jurassic Park è evidente, tanto nell’avvicinamento tra homo e dinosauria quanto in alcune inquadrature e giochi di luce che strizzano fortemente l’occhio al capolavoro di Steven Spielberg.
Personaggi
Mills, accompagnato da un’eccezionale Koa prestano al film un’interpretazione che, forse con qualche ingessatura di troppo, permette loro di intrecciare una relazione credibile e, a volte, toccante. Questo può essere vissuto, in particolar modo, durante i flashback che colpiscono il protagonista.
Vabbé, ma quindi?
Quindi, andiamo a vedere questo connubio di dinosauri e tecnologia super avanzata che ci terrà sicuramente attaccati allo schermo per soli 93 minuti dal 27 aprile 2023. Il gioco vale sicuramente la candela e ci permette di godere di un film piacevole, per niente scontato nell’ambientazione e dinamico al punto giusto.