Qualche settimana fa vi abbiamo parlato di Atto di Carità, uno dei primi corti prodotti da Uxor Film, neonata casa di produzione romana. Il prodotto, seppur buono nel complesso, presentava alcune evidenti problematiche che invece non abbiamo riscontrato con la visione di 647KM, corto diretto da Danilo Greco e scritto da Michele Di Vito.
647KM possiede una narrazione molto graduale: inizia tutto con una sorta di “ho fatto un casino” e man mano che va avanti la narrazione tutto il corso degli eventi ci viene spiegato per bene, dandoci le informazioni di contorno nei momenti opportuni e non “tutto e subito”. Cesare, interpretato da Alessandro Bernardini, si presenta nell’officina di un fabbro, che scopriamo essere una persona da lui conosciuta ovvero Santo, personaggio interpretato da Giancarlo Porcacchia.
Cesare è in stato di agitazione ed è subito evidente, grazie alla prova attoriale di Bernardini, che porta un peso sulle spalle, ma allo stesso tempo è evidente il fastidio provato da Santo alla vista di Cesare. Il feeling che si crea con i due personaggi è gestito molto bene, si respira la tensione presente in quell’officina e questo è anche merito del comparto tecnico: regia, fotografia e mix audio si amalgamano fra di loro senza creare discontinuità, nemmeno nel passaggio da flashback a narrazione presente e viceversa.
Molto azzeccato l’uso del romanaccio, anche per via del tipo di personaggi che ci troviamo davanti, forse avremmo apprezzato un uso del “dialetto” in maniera più marcata da parte di Porcacchia, ma ciò non influisce più di tanto sulla sua buona prova attoriale. Anche Bernardini non è da meno, merito sicuramente dell’esperienza maturata con le precedenti produzioni sia in tv che al cinema che hanno dimostrato come l’attore si sia ritagliato un ruolo non di poco conto nel panorama attoriale laziale (come Suburra).
Da tenere d’occhio è anche la giovane Gloria Iaia, silente ma espressiva e che saremmo curiosi di vedere in un ruolo più centrale. Sentiamo anche di fare un plauso alla capacità di Uxor nella qualità delle scene in esterno che difficilmente si trovano in prime produzioni di questo tipo.